Quanto sono affidabili i certificati di vaccinazione per MPRV dei bambini adottati internazionalmente?

Studio decennale dello stato di immunizzazione contro morbillo, parotite, rosolia e varicella in un’ampia popolazione di bambini adottati internazionalmente.

Il controllo delle malattie infettive prevenibili con le vaccinazioni è una sfida per i sistemi sanitari. Diversi studi evidenziano la presenza di numerose problematiche psicologiche e fisiche nella popolazione dei bambini adottati internazionalmente e tra queste non va dimenticata l’immunizzazione subottimale che li rende soggetti a rischio di contrarre malattie prevenibili con le vaccinazioni.

Nello studio pubblicato su Vaccines a febbraio 2020 è stato analizzato lo stato immunitario per morbillo, parotite, rosolia e varicella (MPRV) mediante test effettuati con metodica ELISA (dall’inglese enzyme-linked immunosorbent assay), in un’ampia popolazione di bambini adottati internazionalmente. I dati relativi alla documentazione vaccinale sono stati raccolti dalle visite di screening gratuite effettuate tra il 2009 e il 2018 presso l’ambulatorio del bambino adottato dell’Ospedale Meyer. Sono stati complessivamente valutati i dati relativi a 1927 bambini (età mediana di 5,9 anni). Più della metà di questi bambini non erano protetti contro MPRV. L’attendibilità della documentazione vaccinale dei paesi di origine è risultata scarsa in quanto più di un quarto dei bambini testati sierologicamente non erano protetti contro MPRV, nonostante la documentazione vaccinale attestasse l’avvenuta vaccinazione.

L’elevata discordanza riscontrata tra documentazione vaccinale e i risultati degli esami sierologici, soprattutto per i ragazzi di 15-18 anni e per coloro che provenivano dall’Africa, suggerisce che la valutazione dello stato di immunizzazione debba essere effettuata rapidamente ed accuratamente dopo il loro arrivo nelle famiglie adottive e che il completamento delle vaccinazioni debba avvenire precocemente. Una strategia che permette di raggiungere questo obiettivo potrebbe essere quella di eseguire il prima possibile test sierologici a tutti i minori adottati internazionalmente e quindi vaccinare i sieronegativi.

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