Protocolli di vaccinazione per i bambini adottati internazionalmente

Discrepanze dei protocolli di immunizzazione adoperati da alcuni paesi occidentali rivolti ai bambini adottati internazionalmente.

Il fenomeno dell'adozione internazionale ha subito negli ultimi decenni un importante declino a livello mondiale; ad esempio, se in Italia nel 2012 si contavano 3106 ingressi, nel 2018 sono stati soltanto 1394 (-56%). Questo crollo è legato a numerosi fattori, da un lato all’impegno economico e al carico emotivo sostenuti dagli aspiranti genitori per affrontare questo percorso, dall'altro alla maggior consapevolezza del bagaglio fisico e psicologico che questi bambini hanno sulle proprie spalle già al momento dell'ingresso nella nuova famiglia, ma non da meno anche alla maggior attenzione dei paesi di origine nel prediligere l’adozione nazionale rispetto a quella internazionale.


Lo stato di immunizzazione dei bambini adottati internazionalmente appena arrivati nel paese adottivo richiede una rapida valutazione. Spesso gli schemi di immunizzazione pediatrica sono stati interrotti nei paesi di origine e richiedono un completamento delle vaccinazioni necessarie. Frequentemente questi bambini hanno una copertura vaccinale subottimale che li espone ad un elevato rischio di contrarre malattie prevenibili con le vaccinazioni anche potenzialmente fatali e comporta un rischio di diffusione ai lorocontatti suscettibili. Nel recente studio condotto presso l’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze e pubblicato sulla rivista Vaccines è stata effettuata la comparazione dei protocolli vaccinali attualmente adoperati per i bambini adottati internazionalmente in Europa, Stati Uniti e Canada con l’obiettivo di metterne in luce le eventuali discrepanze rispetto al protocollo utilizzato a Firenze.

Presso l’ambulatorio del bambino adottato dell’Ospedale Meyer di Firenze, la prima visita di screening dopo l’adozione viene offerta gratuitamente e permette di riscontrare delle problematiche spesso sconosciute. Il momento di verifica dello stato vaccinale di questi bambini risulta un’attività di fondamentale importanza. Dallo studio sono emerse sostanziali differenze che portano ad una riflessione sulla necessità di provvedere ad una gestione uniforme e condivisa dei protocolli di verifica dello stato immunitario utilizzati dai vari Paesi per questo particolare target di bambini.

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