Importante aumento dei casi di poliomielite nel mondo nel 2019: 113 contro i 28 del 2018

Arrivata a un passo dall'eradicazione, la polio rialza la testa. Gli esperti assicurano che il progresso degli anni scorsi si sta progressivamente annullando.

Il rischio di diffusione della poliomielite continua a rappresentare un'emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale. Il monito arriva dopo la 23° riunione del Comitato di emergenza dell’International Health Regulations dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Il comitato ha sottolineato come la situazione attuale rimane "straordinaria" per l '"aumento significativo" dei casi di poliovirus di tipo 1 (WPV1) in tutto il mondo: nel 2019 sono state registrate ben 113 diagnosi rispetto ai 28 registrati l’anno scorso. E’ stata quindi ribadita la necessità di compiere nuovi sforzi per affrontare questa malattia virale altamente infettiva che può causare paralisi e che colpisce prevalentemente i bambini sotto i 5 anni. Il Pakistan risulta essere tra le aree maggiormente interessate dal virus come indicato sia dal sistema di sorveglianza delle AFP (paralisi flaccide acute) che dal campionamento ambientale; in particolare la provincia di Khyber Pakhtunkhwa continua a destare particolare preoccupazione. Il Comitato ha inoltre osservato sulla base del sequenziamento dei poliovirus wild type 1, recenti casi di diffusione internazionale dal Pakistan all'Afghanistan e all’Iran. In Afghanistan, la situazione rimane molto impegnativa con una certa preoccupazione per una grande coorte di bambini inaccessibili e dispersi, in particolare nella regione meridionale. Fortunatamente secondo l’ultimo rapporto, negli ultimi tre anni in Nigeria non sono stati rilevati casi di poliovirus wild type 1 (WPV1) ed è possibile che tale regione africana possa essere certificata WPV free nel 2020.

Secondo l’Oms occorre compiere ancora grandi sforzi per migliorare l'accesso e promuovere la diffusione del vaccino in quei paesi con una bassa copertura e con un alta esitazione vaccinale. Infatti, in una popolazione seriamente sottoimmunizzata e con scarse condizioni igieniche, il vaccino orale antipolio somministrato (che presenta il virus attenuato), una volta escreto con le feci, può circolare più facilmente e per un lungo periodo di tempo. Tale fenomeno, in casi molto rari, può determinare modifiche genetiche che portano alla formazione del cosiddetto poliovirus vaccino-derivato circolante (cVDPV) ed un consequenziale aumento della suscettibilità della popolazione sia al poliovirus derivato dal vaccino che a quello selvaggio. Questo spiega i molteplici focolai di cVDPV presenti in quattro regioni dell'OMS (Africa, Mediterraneo orientale, Sud-est asiatico e Regioni del Pacifico occidentale) e in sette nuovi paesi che hanno riportato nuovi focolai rispetto all'ultima riunione (Ciad, Costa d'Avorio, Malesia, Pakistan, Filippine , Togo e Zambia). In particolare, rispetto ai dati riportati nell'ultimo incontro, il cVDPV2 si è diffuso attraverso l'Africa occidentale e l'area del Lago Ciad, raggiungendo la Costa d'Avorio, il Togo e il Ciad, mentre il cVDPV1 si è diffuso dalle Filippine alla Malesia. L’OMS raccomanda inoltre i visitatori a lungo termine che raggiungeranno queste zone di ricevere una dose di IPV da quattro settimane a 12 mesi prima del viaggio internazionale o per coloro che effettuano viaggi urgenti (cioè entro quattro settimane) di ricevere una dose almeno entro il momento della partenza.

La vaccinazione resta quindi l’unica arma a nostra disposizione per contrastare la diffusione del virus e per raggiungere al più presto, attraverso il mantenimento di alte coperture a livello globale, l’eradicazione della malattia.

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