Rapporto Aifa sull’uso degli antibiotici in Italia 2017: Calano i consumi ma Italia sempre sopra media Ue

I consumi di antibiotici in Italia sono calati e nel 2017 si sono stabilizzate su 25,5 dosi giornaliere al giorno per mille abitanti. Ma restiamo ancora sopra la media UE. Peggio di noi Spagna e Francia con consumi intorno alle 30 dosi giornaliere per mille abitanti. Nel Sud Italia consumi una volta e mezzo superiori a quelli del Nord. Molto elevati i decessi correlati all’antibiotico-resistenza: in Italia sono circa 10 mila, il 30% di tutti quelli registrati in Europa. E l’Agenzia del farmaco lancia il suo monito: “Una parte rilevante di prescrizioni potrebbe essere evitata”

Il consumo di antibiotici in Italia, nonostante il trend in riduzione, è ancora superiore alla media europea. E inoltre si conferma una grande variabilità nei consumi e nella spesa tra le regioni. Ma soprattutto, una parte rilevante di prescrizioni potrebbe essere evitata, su prescrizione del Medico di Medicina Generale o del Pediatra di Libera Scelta (circa il 90%); pertanto la medicina generale rappresenta il punto focale per il monitoraggio del consumo di questa categoria di farmaci e per l’implementazione di iniziative di informazione e formazione per migliorare l’appropriatezza prescrittiva.

Nel 2017 il consumo globale di antibiotici in Italia, comprensivo degli acquisti privati, è risultato pari a 25,5 dosi giornaliere per mille abitanti (DDD/1000 abitanti die). Oltre l’85% delle dosi, pari a 21,8 DDD/1000 abitanti die, sono state erogate a carico del Ssn, con una riduzione dell’1,6% rispetto al 2016. Questo dato comprende sia gli antibiotici erogati in regime di assistenza convenzionata (dalle farmacie pubbliche e private) sia quelli acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche. Anche la spesa pro capite nazionale (14,33 euro) si è ridotta rispetto all’anno precedente dell’1,7%. Il 90% del consumo di antibiotici a carico del SSN (19,7 DDD/1000 ab die) è in regime di assistenza convenzionata, confermando che gran parte dell’utilizzo degli antibiotici avviene a seguito della prescrizione del Medico di Medicina Generale o del Pediatra di Libera Scelta.

I punti Focali:

  • Consumi maggiori al Sud. L’analisi per area geografica conferma un maggior consumo al Sud e nelle Isole (24,9 DDD/1000 ab die) e al Centro (20,7 DDD/1000 ab die), rispetto al Nord (15,6 DDD/1000 ab die).
  • Bambini sotto i 4 anni e over 75 coloro che li usano di più. Su base nazionale, l’analisi del profilo di utilizzo del farmaco per fascia d’età e genere conferma un maggior consumo di antibiotici nelle fasce di età estreme, con un livello più elevato nei primi quattro anni di vita (prevalenza d’uso 58,2% nei maschi e 55,3% nelle femmine) e dopo i 75 anni (prevalenza d’uso 50,6% negli uomini e 50,8% nelle donne).
  • II consumo di antibiotici acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche rappresenta una minima parte del consumo di antibiotici a carico del SSN (2,1 DDD/1000 ab die), con una sostanziale stabilità dei consumi nel corso degli ultimi cinque anni.
  • Le tipologie maggiormente utilizzate. Nell’ambito dell’assistenza convenzionata, nel 2017, le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi rappresentano la classe di antibiotici a maggior consumo, seguita dai macrolidi e dai fluorochinoloni; sul versante degli acquisti delle strutture sanitarie pubbliche, invece, le tre classi di antibiotici più prescritte sono le penicilline associate a inibitori delle betalattamasi, i fluorochinoloni e le cefalosporine di terza generazione.
  • L’inappropriatezza. Una parte rilevante di prescrizioni potrebbe essere evitata. Ciò è suffragato dall’ampia oscillazione stagionale dei consumi di antibiotici, fortemente influenzata dall’andamento delle infezioni virali nei mesi freddi e dai più accentuati picchi di sindromi influenzali registrati in alcuni anni. I fluorochinoloni rappresentano una classe di antibiotici di particolare rilevanza, sia per la capacità di indurre resistenza che per il rischio di effetti indesiderati. Si osservano consumi molto elevati anche nelle sottopopolazioni, in cui il loro uso è spesso inappropriato (donne con età compresa tra 20 e 59 anni, trattate per infezioni non complicate delle basse vie urinarie) o laddove vi è un particolare profilo di rischio associato (anziani con età ≥75 anni ad aumentato rischio di danni tendinei). Anche l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha chiaramente raccomandato di usare i fluorochinoloni con particolare cautela in questi pazienti, che sono uno dei gruppi a maggior rischio di effetti indesiderati.
  • L’utilizzo, pur molto frequente in tutte le regioni (Lombardia e Veneto per il Nord; Lazio e Toscana per il Centro; Campania e Puglia per il Sud), rivela un gradiente incrementale Nord-Sud, in linea con quanto osservato in generale per i consumi di antibiotici in ambito territoriale.
  • Antibiotico-resistenza. In Italia un terzo dei decessi in Europa. Uno studio recente dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) riporta che nel 2015, nei Paesi dell’Unione europea e dello Spazio economico europeo, si sono verificati 671.689 casi di infezioni antibiotico-resistenti, a cui sono attribuibili 33.110 decessi, un terzo dei quali si è verificato in Italia, evidenziando la gravità del problema nel nostro Paese.

Il confronto con l’Europa. In Italia il consumo (secondo i medesimi parametri Ue) è risultato pari a 23,4 DDD/1000 ab die e si è mantenuto superiore rispetto a quello della media europea, pari a 21,7 DDD/1000 ab die. La differenza rispetto alla media europea si è tuttavia ridotta notevolmente nell’ultimo quinquennio, passando dal 28,3% del 2013 al 7,8% del 2017.

Per maggiori approfondimenti in allegato il Report AIFA completo

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